LA MAGLIA

“Lazio in Lacoste” titolavano alcuni giornali dell’epoca. Proprio così, non si trattava di uno scherzo o di un errore, ma ci si riferiva una fornitura tecnico-sportiva dal notevole prestigio, anche se anomala per il mondo del calcio. La Lazio a sorpresa, scende in campo con le polo della “Lacoste”, famoso marchio francese di abbigliamento sportivo, soprattutto in voga nel tennis e nel tempo libero. Questa fornitura di alto pregio e dal grande impatto mondiale come approda alla Lazio? Domanda lecita e risposta semplice. Essa proviene dalla “Bottega dello Sport” di Uber Gradella, fornitore tecnico-sportivo della Lazio da più di un decennio. All’inizio degli Anni ‘60, in piena era del boom economico in Italia, la “Lacoste” riscuote un successo straordinario nel Bel Paese e diventa uno dei capi d’abbigliamento più usati come nel mondo. Anche la Lazio, in quel periodo, non poteva resistere al fascino del marchio francese del “coccodrillo” e così si ritrova vestita con le ricercatissime ed elegantissime polo “Lacoste”. Ma com’era quella Lacoste indossata dai calciatori della Lazio nei due campionati succitati? La risposta è che era la stessa di quelle che ancora oggi noi comuni mortali utilizziamo spesso nelle nostre giornate, con chiusura a due bottoncini in madreperla bianchi. Il materiale è di cotone con trama geometrica in rilievo alternato ad incavi incrociati diagonalmente “in jersey” a “nido d’ape”. Oltre che dalla novità della polo i tifosi laziali rimangono sorpresi dalla tonalità cromatica utilizzata, non più il celeste tradizionale, ma l’azzurro. Fino al 1964 i colori realizzati per le Lacoste sono quattro: azzurro, rosso, bianco e giallo. Per affinità cromatica, l’unico colore assimilabile, vicino al celeste della Lazio, è l’azzurro Lacoste. Questo è il motivo per cui la Lazio non scese in campo con la classica maglia celeste. Curiosamente il logo del “coccodrillo” viene “oscurato” e quindi scucito dalla polo preparata per il gioco del calcio. Inoltre, nella storia delle Lacoste adattate al calcio (vengono indossate quelle rosse anche dalla Roma), sono applicati i numeri di gara, che erano fatti in panno lenci, un tipo di tessuto infeltrito di colore bianco, cuciti sulla maglia e tagliati grossolanamente a mano senza un carattere preciso. Per la cronaca non sono forniti i pantaloncini e i calzettoni con il marchio Lacoste, che rimangono dunque di produzione italiana in dotazione della “Bottega della Sport”.

 

1961/62, una Lacoste senza "coccodrillo" per la Lazio

La stagione

Toccato il fondo, la Lazio inizia la sua ricostruzione che avrebbe dovuto riportare subito la società nella massima serie. Ceduto Rozzoni per motivi di bilancio, la Lazio perde l’autobus della promozione a causa dell’incredibile episodio capitatole nella partita interna col Napoli. L’arbitro Rigato non vede entrare un pallone scagliato su punizione da Seghedoni a causa di un foro presente nella rete della porta. La sfera entra, ma trova un varco ed esce dalla rete. Il gol non viene assegnato, nonostante le furiose proteste dei giocatori in campo e dei tifosi sugli spalti. La partita finisce così in pareggio per 0-0 e quel punto, tolto ingiustamente alla Lazio e regalato al Napoli, determinerà la promozione in Serie A dei partenopei (terzi) e la permanenza dei biancocelesti (quarti) nella serie cadetta.

 

La Rosa

Portieri: Cei, Lovati, Pezzullo, G. Rossi. Difensori: F. Adorni, Del Gratta, Eufemi, Gasperi, Napoleoni, Noletti, Seghedoni, Zanetti. Centrocampisti: Bizzarri, Carosi, Governato, Gratton, Landoni, Mecozzi, Merighi, Severini, Vignoli. Attaccanti: Ferrario, Joan, Longoni, Morrone, Maraschi, Pinti, Prini, Rozzoni, Sallusto. Allenatori: Todeschini, (poi subentrato) Ricciardi, (poi subentrato) Facchini.

error: Content is protected !!