A portare il calcio a Roma fu la Lazio, nata come Società Podistica all’inizio del secolo passato per volontà di nove giovani sportivi capeggiati dal sottufficiale dei Bersaglieri Luigi Bigiarelli, riunitisi – così riportano le cronache del tempo – su una panchina del Lungotevere di fronte alla Piazza d’Armi, oggi Piazza della Libertà. Era il 9 gennaio 1900, una sorta di Anno Santo per i calciofili della Capitale dove, tra le antiche carrozze e il primo tram elettrico, ancora non esisteva lo Stadio Nazionale del quartiere Flaminio, sorto nel 1911 ma mai utilizzato per gare internazionali e presto abbandonato durante la Grande Guerra. Nei primi anni di attività la Lazio utilizzò diversi campi cittadini a partire proprio dal terreno della Piazza d’Armi dell’attuale rione Prati, dove il 16 maggio 1902 fu giocata la prima sfida stracittadina in assoluto, vinta dai biancocelesti per tre a zero contro la Virtus, fondata nello stesso anno con l’aiuto di alcuni transfughi della Lazio. L’ampio spiazzo erboso era utilizzato per le manovre militari delle vicine caserme e si trovava nell’area formata dal Lungotevere delle Armi – allora non asfaltato – con l’attuale Viale Carso, Viale Angelico e Viale delle Milizie, il cui tratto finale veniva utilizzato anche per i campionati studenteschi. L’area, approssimativamente un chilometro quadrato circondato da un doppio filare alberato, era un tempo chiamata Campo di Marte e rappresentava allora il margine occidentale della periferia romana. Il campo di gioco dei pionieri laziali misurava inizialmente metri 100 x 50, era situato sul lato compreso tra il Lungotevere e Viale delle Milizie e disponeva di porte in legno costruite dal falegname Alberto Canalini che aveva la sua bottega poco lontano. In previsione delle manifestazioni organizzate dall’imminente Esposizione per il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, l’allora presidente laziale Fortunato Ballerini si attivò per assicurare alla squadra un nuovo terreno di gioco. Dall’Assessore ai Beni Patrimoniali, Leopoldo Torlonia, Ballerini ottenne i due campi incolti del Parco dei Daini situati ai margini di Villa Umberto, l’attuale Villa Borghese (dove la Lazio aveva già fatto qualche fugace apparizione a Piazza di Siena). Il nome dell’area era legato alla presenza di daini e gazzelle che vi correvano prima che la zona venisse abbandonata e riempita di detriti. In meno di due anni, grazie all’aiuto del Genio Militare che concorse a spianare il terreno, furono creati due campi di gioco impreziositi dagli spogliatoi e dagli uffici societari ricavati – non senza fatica – all’interno del padiglione dell’uccelliera, la casina di mezzo delle tre che costeggiavano l’attuale Via dei Daini. Il campo fu utilizzato dai biancocelesti nel periodo tra il 1906 e il 1913 ma venne frettolosamente abbandonato, pare, in seguito ad una pallonata di Saraceni terminata sulla vettura della signora Clementina Utili, moglie del prefetto di Roma Angelo Annaratone, durante una gara contro l’Audace. Così la squadra dovette spostarsi momentaneamente al campo della Farnesina, situato al di là del Tevere, in prossimità del Poligono di Tiro oltre Ponte Milvio, non distante dall’area occupata vent’anni dopo dallo Stadio dei Marmi. Il campo fu inaugurato con un secco 5-0 all’Audace e venne utilizzato per poco più di un anno, il tempo necessario per ultimare i lavori al campo della Rondinella, costruito sempre da Ballerini nel 1914 sulle colline dei Parioli e inaugurato contro i medesimi avversari, battuti nuovamente per 3 a 2 il 1° novembre 1914. (di Sandro Solinas)
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