Il grafico e creativo Otello Cecchi (collaboratore dell’azienda di marketing sportivo Marksport) negli Anni ’80 si occupò dell’ideazione e della realizzazione grafica dell’aquila stilizzata: «Alla base dello studio del nuovo logo (raccontava Cecchi)c’era ovviamente la storica aquila imperiale, figlia della presenza di tali regali uccelli nell’area circostante la Roma antica. Il classico stemma della Lazio con l’aquila ad ali spiegate che sormontava lo scudetto a strisce biancocelesti era già stato registrato dalla S.S. Lazio come marchio e quindi non era modificabile. Un logo molto simile, inoltre è anche adottato dall’aeronautica militare ed ovviamente è anche presente su molti dei tombini di Roma, unitamente al noto acronimo S.P.Q.R. La forma stilizzata di nuova concezione alla quale m’ispirai in prima battuta fu quella del logo di Armani ma doveva essere una nuova stilizzazione utilizzabile a fini commerciali e quindi mai registrata né dalla S.S. Lazio né da altri. L’effetto che volevo dare all’aquila era che si muovesse sul campo. Sulla maglia le ali giravano intorno alle braccia del calciatore in azione, mutuando il movimento del rapace in volo, un simile effetto, allo stesso modo, dovevano produrre le bandiere destinate ai tifosi. La maglia con l’aquila sul petto originariamente fu pensata di colore celeste a tinta unita con l’aquila stilizzata bianca contornata da un bordino blu scuro, allo scopo di renderla maggiormente visibile. Alla fine si decise di optare per la maglia bandiera con l’aquila blu che divideva la parte inferiore celeste da quella bianca superiore. Capimmo fin da subito di aver realizzato qualcosa di particolare, che non fosse esclusivamente di proprietà del club, ma uno stemma immortale nel cuore di tutta la gente laziale».
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