Il “Santuario della Madonna del Divino Amore” è un santuario di Roma composto da due chiese: quella antica è del 1745 quella nuova è invece del 1999. È una meta di pellegrinaggio cara ai romani: durante l’estate ogni sabato si tiene un pellegrinaggio notturno a piedi da Roma al santuario. E per rendersene conto con stupore non c’è posto più commovente della sala degli “Ex voto”: molti sono un segno di riconoscenza alla Madonna per una grazia ricevuta, altri una semplice invocazione d’aiuto e di protezione e sono ormai così tanti da esservi ospitati a fatica. Come ricorda Mons. Pasquale Silla, Rettore-Parroco del Santuario, un episodio in particolare ha legato per sempre la Madonna del Divino Amore alla più profonda devozione popolare romana: «Nel giugno 1944 la liberazione incruenta della città e la ritirata dei nazisti agli occhi del popolo ebbero una sola artefice, la Santa Vergine del Divino Amore. Nelle settimane precedenti migliaia di romani, obbedendo al suggerimento di papa Pio XII, l’avevano implorata esprimendo un voto solenne per la salvezza dell’Urbe. Tutti si erano stretti in preghiera nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, dove l’immagine della Madonna del Divino Amore era stata trasportata dal Santuario di Castel di Leva». Erano passati due secoli dal primo miracolo che aveva dato origine alla devozione mariana poi concretizzatasi nel Santuario. Nel 1740, infatti, un viandante, perdutosi in quest’angolo di campagna romana, cerca rifugio in alcuni casali e in un castello diroccato ma all’improvviso viene assalito da una muta di cani rabbiosi. Terrorizzato, alza lo sguardo verso l’alto e vede sulla torre un’immagine sacra, affrescata: la Vergine con il Bambino, sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo (il Divino Amore). Subito urla: «Madonna mia, grazia!». All’improvviso i cani inferociti, che ormai gli sono addosso, diventano mansueti e si ritirano come di fronte ad un ordine misterioso. Alcuni pastori, accorsi dopo aver sentito le grida del poveretto, ascoltano stupiti il suo racconto ed insieme a lui cominciano a diffonderlo. Ha inizio la venerazione. Simbolo delle più commoventi testimonianze della fede e della devozione popolare alla Vergine del Divino Amore, è la sala degli “Ex Voto”, che è come una sala dedicata all'”imprevisto”. Gli ex voto sono migliaia. Tanto che il Santuario stenta a contenerli tutti. Molti sono un segno di riconoscenza alla Madonna per una “grazia ricevuta”, altri una semplice invocazione d’aiuto e di protezione. La sala degli “Ex Voto”, a pochi metri dal Santuario, è letteralmente tappezzata da migliaia di ex voto (moltissimi i cuori d’argento) lasciati in ricordo di una grazia ricevuta, da semplici cittadini o da personaggi importanti i della cultura, della politica e dello spettacolo, balzano agli occhi i ricordi delle pene grandi e piccole che travagliano i cuori di tante famiglie. Lo testimoniano le vestine di neonati e di bambini, i mazzetti di fiori d’arancio di giovani spose, e poi le lettere scritte in un italiano incerto e le fotografie incorniciate. Trovano posto all’interno della sala le maglie, i cimeli ed trofei donati da personaggi legati al mondo dello sport. Come la bicicletta di Moser legata al record di Città del Messico, agli sci campioni del mondo di Tomba. Nella sala sono presenti anche molti “Ex Voto” di calciatori della S.S. Lazio che donarono negli anni, le maglie e cimeli personali per Grazie Ricevute, come: La divisa della Nazionale Italiana indossata da Tommaso Maestrelli nel 1941, la maglia della stagione 1976/77 di Fernando Viola, la maglia della Nazionale Olimpica indossata da Bruno Giordano nel 1983, la casacca del campionato 1985/86 di Massimo Piscedda, quella di Raffaele Sergio nella stagione 1989/90 ed infine la maglia indossata da Roberto Muzzi nella finale d’andata della Coppa Italia vinta nel 2003/04 contro la Juventus. Alla Madonna del Divino Amore sono stati donati anche gli scarpini di Badiani del 1974/75. A seguito della salvezza raggiunta nel Campionato 1986/87 con i famosi 9 punti di penalizzazione da scontare, i calciatori biancocelesti Fiorini, Mandelli, Poli e Podavini a seguito del voto, si recarono al Santuario in bicicletta, partendo dalla Basilica di San Pietro.
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