Il 12 maggio 1974, in Lazio-Foggia, si avverò il sogno. La settimana successiva a Bologna si trattava solo di festeggiare: Lazio Campione d’Italia, per la prima volta nella sua storia. Vengono i brividi solo a ricordare quei momenti straordinari: 15.000 laziali invasero il Comunale, come si chiamava allora, gremito all’inverosimile per celebrare i neo Campioni, ai quali fu donato un omaggio floreale avvolto con un nastro tricolore. In campo al posto di Garlaschelli, espulso con il Foggia, c’è Paolo Franzoni: arrivato a novembre dal Brindisi, è stato una buona riserva con un eccezionale momento di gloria che lo rende indimenticabile ai tanti laziali di quella generazione. Il 9 dicembre 1973, c’è il derby d’andata: si perde 1-0. Tommaso Maestrelli lo fa esordire in Serie A all’inizio del secondo tempo al posto di D’Amico. Franzoni lo ripaga, dopo un minuto, realizzando la rete del momentaneo pareggio. Ci penserà poi Chinaglia a regalarci la vittoria. Troverà spazio subentrando spesso dalla panchina, facendo sempre la sua onesta parte, ma non realizzerà altre marcature. Il destino vuole che la squalifica di Garlaschelli gli regali la maglia numero 7 da titolare, nel giorno della “Grande Festa”. Ben marcato da Roversi, servirà a Petrelli il pallone dell’1-0. Poi Savoldi e Pecci porteranno in vantaggio i rossoblu. All’inizio della ripresa, il solito Long John segnerà la 24° rete del campionato che gli consegnerà il titolo ambitissimo di capocannoniere. Finirà 2-2 con un salomonico pareggio per non scontentare nessuno. Al 90° si scatena la classica invasione di campo a caccia del cimelio. Le casacche dei nostri sono le più ambite. I giocatori cercano invece di portarsi a casa il ricordo di un momento storico. Le immagini televisive mostrano Chinaglia a torso nudo circondato dai tifosi. Wilson riesce nell’impresa con uno scatto degno di un centometrista. Anche il buon Franzoni riesce a rientrare negli spogliatoi con la maglia tutta intera. Ed eccola la maglia numero 7 di quel giorno: in lanetta, con colletto e bordo manica bianchi anch’essi di lana, le spalle rinforzate. Numero in plastichina. Bellissima nella sua ingenua semplicità (come era il calcio e forse la vita di allora). Identica alla maglia che indosseranno nella stagione successiva con una “piccola differenza”: un triangolino tricolore sul cuore per la prima volta sulle maglie biancocelesti ! di Clino D’Eletto
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