Forse non tutti sanno che… Giorgio Chinaglia amava collezionare le maglie da gioco indossate e scambiate con gli avversari affrontati durante la sua carriera. Spesso queste divise Long John le esibiva durante gli allenamenti. Long John si lasciava andare al suo estro, alla sua fantasia di essere sempre un personaggio nel personaggio. A volte, sempre durante le sedute di allenamento, esibiva le casacche biancazzurre delle stagioni precedenti. Si presentava sul prato di Tor di Quinto o dello Stadio Flaminio con delle numerazioni inusuali per lui: la 2, la 10 e la 13. Gli aneddoti dedicati alle storie delle maglie di Long John sono tanti, come il suggerimento dato al presidente Lenzini per il campionato e per la Coppa delle Alpi del 1971, di equipaggiare la squadra con un completo firmato dello sponsor tecnico già famoso negli Anni 60/70 in Inghilterra: la “Umbro”. Il club biancazzurro ordinò delle mute direttamente dall’Inghilterra, anche se la loro colorazione non era il tradizionale celeste ma una tonalità azzurra, stile Nazionale italiana, sulle quali spiccava il logo del “diamante” della Umbro. L’approdo alla Lazio lo vide esordire e segnare contro il Milan, indossando la maglia numero 10, quella dei grandi e talentuosi giocatori del calibro di Rivera, Corso e quel Pelé che qualche anno dopo Chinaglia avrebbe ritrovato come compagno di squadra nei Cosmos. Il “mister” Lorenzo alla Lazio lo “costruì” attaccante di sfondamento, facendolo padrone della maglia numero 9, quella di Charles e Nordhal, attaccanti grossi, potenti ed indistruttibili. Giorgio con la “9” sulle spalle costruirà la sua fortuna. Esordio in Nazionale azzurra, scudetto con la Lazio e poi la scelta di trasferirsi negli Usa per giocare nei New York Cosmos, con il numero 9 abbinato per la prima volta alla scritta del suo nome con i caratteri americani.
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