Nella storia del cinema sono state diverse le pellicole che hanno visto immortalati, per alcuni secondi o in diverse e ripetute scene, i colori ed i giocatori della S.S. Lazio. Spesso si è trattato di spezzoni di partite vere riportati all’interno dei film, mentre in altre occasioni si è ricorso a partite puramente immaginarie che vedevano impegnati presunti ed improponibili calciatori a rappresentare in campo quelli veri della Lazio ed i loro avversari.
Il football non è solo lo sport più conosciuto e praticato al mondo, ma quello più citato nel cinema. Di calcio, si sono occupati anche grandi registi, come Wim Wenders, John Huston e tanti altri. In particolare, il mondo del pallone l’ha fatta da protagonista non solo nei film dedicati al “fenomeno” ultras, ma anche nelle deliziose ed esilaranti gags dei film comici italiani degli Anni ‘80, che hanno visto diverse volte in primo piano la Lazio ed i suoi tifosi. L’esempio più eclatante è stato il film “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore” del 1982, diretto da Pier Francesco Pingitore ed interpretato da Alvaro Vitali, Pippo Franco, Mario Carotenuto e Gigi Reder. Nel film ad episodi appare anche una “finta” squadra della Lazio impegnata in campo indossando la leggendaria “maglia bandiera”. Le partite andate in scena nel film sono Lazio-Campobasso, con Alvaro Vitali nelle vesti dell’arbitro (cornuto in tutti sensi) e un fantomatico derby amichevole contro la Roma, divenuto celebre perché Pippo Franco durante il match è costretto a fare la spola sugli spalti, correndo da una parte all’altra dello stadio, da Curva Nord a Curva Sud e viceversa, fingendosi sia tifoso laziale che romanista, per non deludere le aspettative del padre romanista (Carotenuto) e del suocero laziale (Reder). Molte belle ed ammirate le divise reali indossate dai finti calciatori. Nel primo episodio del film Alvaro Presutti, interpretato appunto da Vitali, di professione usciere, è un arbitro che dirige Lazio-Campobasso, che finirà 1-1 con i tifosi biancazzurri inferociti per un rigore concesso all’ultimo minuto ai rossoblù. Non si trattava di pura finzione, poiché in quegli anni la Lazio, incontrò più volte il Campobasso, tra l’altro rimediando una sconfitta in terra molisana per 1-0 (80′ Biagetti) alla ventesima giornata della campionato 1982/83. Sia per le comparse di Lazio e Campobasso vennero utilizzate le forniture tecniche messe a disposizione dall’Ennerre per la stagione 1982/83 in dotazione ai due club per il campionato ormai prossimo al suo inizio.
Ricordiamo che la storica azienda di abbigliamento sportivo dell’Ennerre in quegli anni era presente, oltre che nel film “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore”, anche in altri film dello stesso filone come “Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento”, “L’allenatore nel pallone” e “Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone” e per il film di Pupi Avati “Ultimo minuto”.
Tornando al film di Pingitore le riprese vennero girate nel periodo estivo prima dell’inizio del campionato. Per le scene in campo (girate per comodità allo stadio Flaminio) alle comparse vennero fornite le mute della suddetta, leggendaria azienda dell’Ennerre. Alle comparse laziali venne messa a disposizione la divisa ufficiale, quella che sarebbe stata usata nella stagione 1982/83 con l’aquila stilizzata, ma con un’importante variante. Inizialmente venne prodotta una tipologia di “maglia bandiera”, sostituita dopo poche partite di campionato. La maglia abbinata ai calzoncini e ai calzettoni bianchi venne utilizzata, oltre per il film in questione, anche nella prima fase eliminatoria della Coppa Italia e nelle prime due giornate di campionato giocate in casa. Questo modello ai nostri giorni viene comunemente denominato dai collezionisti “in negativo” per via del fatto che il capo sportivo presentava il numero di gara con i colori invertiti rispetto a quello che poi sarebbe diventato il modello definitivo. Nell’ottobre del 1982, infatti il numero bianco “in negativo” (o vuoto) veniva sostituito dal numero di colore blu pieno “in positivo” a causa della scarsa visibilità del numero dalla lunga distanza. La provvisorietà di questo modello faceva della “maglia bandiera” con il numero da gara “in negativo” una delle casacche più rare ed ambite del collezionismo Anni ’80. La maglia con il numero “in negativo” verrà poi rispolverata a fine stagione ed indossata proprio all’ultima giornata di campionato: domenica 12 giugno 1983 a Cava de’ Tirreni contro la Cavese. In quella partita alla Lazio bastava pareggiare (2-2) per agguantare la tanto sospirata promozione in Serie A, dopo tre anni di esilio in serie B. Il motivo di questa sorta di ritorno alle origini risiede nel fatto che, in quegli anni, spesso succedeva di arrivare a fine stagione con la fornitura di divise e maglie da gara quasi esaurita e si finiva per attingere a modelli vecchi, accantonati o lasciati in uso alle giovanili. Oltre alla variazione del colore del numero con il campionato vennero sostituiti i pantaloncini bianchi con quelli celesti, rendendo il completo non più tendente completamente al bianco, ma equilibrandosi maggiormente con il celeste, il colore primario della S.S. Lazio.
Per quanto concerne la fornitura sportiva consegnata dall’Ennerre ai figuranti in campo del Campobasso la scelta fu più semplice, in quanto le mute utilizzate per le riprese erano le stesse indossate dalla “vera” squadra molisana nella precedente stagione e poi confermate nella successiva (quella di programmazione della pellicola), senza emblema sociale e sponsor commerciale. La casacca si presenta nella classica lanetta del tempo, a bande verticali alternate rosse e blu. Il numero da gara è in cotone bianco applicato nella celebre cucitura “a zig-zag”, stile old England dell’Ennerre. Nelle foto la maglia del Campobasso di Antonio Salvatore, indossata dal giocatore Biondi nell’incontro Lazio-Campobasso del 12/09/1982. Una vera finezza cromatica, stilistica e cinematografica. Si ringrazia Francesco Brunale per il contributo storico fornito sui lupi molisani. di Emiliano Foglia
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