La S.S. Lazio, in occasione dei festeggiamenti per i suoi 120 anni, in ossequio ad una storia gloriosa, pone il culto della tradizione al centro del proprio messaggio al popolo laziale. Il “Lazio Museum”, dall’inizio del campionato espone le casacche storiche, a soggetto, nelle gare casalinghe degli uomini di Inzaghi. Dunque, esposizione “ad personam”, caratterizzata dal Fair Play che da sempre nobilita la Società Sportiva Lazio. Il tutto è confezionato attraverso due teche che mostrano in ogni prepartita la maglia storica della Lazio prescelta e quella del club ospitato, entrambe relative ai giocatori più rappresentativi. Il primo appuntamento è stato per Lazio-Inter (3-1) con le maglie di Pino Wilson del post primo scudetto (1975) e di Alessandro Altobelli della Coppa dei Campioni, incontro Inter-Real Madrid (1981). Per il vittorioso match contro il Bologna (2-0) è toccato alle divise della stagione 1969/70 appartenute a Giorgio Chinaglia, il mito, e a Franco Cresci, roccioso difensore rossoblù. Per la ripresa del campionato allo stadio Olimpico dopo il lockdown, dovuto al Covid-19, in Lazio-Fiorentina (2-1) sono stati omaggiati i due capitani e simboli di Lazio e Fiorentina attraverso l’esposizione delle loro casacche. Si tratta di Vincenzo D’Amico e di Giancarlo Antognoni, due grandi interpreti del calcio anni ’70 e ’80. Due indelebili bandiere per i rispettivi club di appartenenza, entrambe caratterizzate dal numero 10, il numero dei campioni. Giancarlo Antognoni, presente all’Olimpico, ha posato a fianco della maglia viola, la sua seconda pelle. Con il ritorno al calcio giocato, il “Lazio Museum” riprende così i suoi appuntamenti con la leggenda e non lascia la Lazio mai sola, come scritto nella parte alta della Tribuna Tevere.. Una storia ultracentenaria per una tifoseria unica. Nel solco di una tradizione che da 120 anni accompagna intere generazioni di tifosi. di Emiliano Foglia
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